Le prime notizie certe della presenza di un nucleo bandistico a Conversano risalgono al 1811, quando il maestro di cappella Vitantonio La Volpe – reduce dalla partecipazione ai moti rivoluzionari napoletani del 1799, inquadrato poi nell’esercito di Napoleone e formatosi alla musica nel Conservatorio di Sant’Onofrio a Napoli – viene stipendiato dal municipio con l’incarico di coordinare strumentisti e insegnare musica in ambito ecclesiastico e civile.
La banda cittadina viene poi sottoposta a precise regole di gestione e comportamento imposte dal governo borbonico e si consolida come istituzione musicale permanente e stabile fino a quando – nella seconda metà dell’Ottocento e perfezionatasi l’Unità d’Italia – comincia ad esibirsi durante le feste patronali e intrattiene il pubblico nella bella stagione in concerti nella Villa Garibaldi. I componenti della banda, prevalentemente artigiani, sarti, barbieri, fabbri e falegnami, vengono inquadrati come dipendenti comunali stagionali e ricevono un regolare compenso impegnandosi anche a seguire le lezioni preparatorie dei concerti a cura dei vari maestri incaricati sempre dal municipio.
La banda diventa così un punto di riferimento sociale e culturale per la diffusione della musica ed è proprio la banda nel 1886 a porsi a capo dell’assalto al Palazzo di Città di Conversano da parte del popolo affamato contro i galantuomini, sfociato poi nell’incendio dell’edificio (che era stato un monastero) in cui andarono perduti preziosissimi antichi documenti.
L’epoca d’oro della Banda di Conversano comincia però negli anni Venti del Novecento con l’arrivo di grandi maestri come Galeoni, Piantoni, Marincola, Lufrano, Milella, Ligonzo, Centofanti, Marmino, che mettono insieme complessi formati da 60-70 elementi (secondo lo schema adottato da Alessandro Vessella) e propongono repertori classici e contemporanei, attingendo prevalentemente al melodramma italiano. L’originalità della banda sul piano tecnico musicale è la presenza di una particolare classe di strumenti, i flicorni, i quali hanno una specifica funzione: sostituire la voce umana. In pratica le romanze e le arie dell’opera cantate dai soprani vengono eseguite da abilissimi solisti che utilizzano il flicorno sopranino. Allo stesso modo il flicorno soprano fa le veci del mezzosoprano, il flicorno tenore sostituisce la voce del tenore, così come il flicorno baritono (meglio conosciuto come bombardino) sostituisce la voce del baritono. Questo spiega anche la popolarità di cui hanno goduto i suonatori di questi strumenti, osannati insieme ai loro maestri e a volte portati in trionfo dal popolo festante. Ricordiamo tra questi D’Amore, Ciliberti, Petrone, Valerio, Stragapede.
L’istituzione bandistica si ferma solo durante la Seconda Guerra Mondiale per poi riprendere con rinnovato vigore l’attività di promozione della musica nelle piazze del Sud a beneficio di chi non poteva permettersi di andare a teatro.